Libri

Le cose che passano

C’è sempre una certa poeticità nelle storie di Beatrice Alemagna. E’ un linguaggio voluto, liquido, indossabile come un cappotto, adatto all’ingenua visione dei suoi piccoli interlocutori ma non solo: se avrete la pazienza di leggere tutto il nostro articolo, capirete che si rivolge anche degli adulti.
In questo libro il testo è ridotto alla sua più ingenua semplificazione, ma c’è tutto il necessario, sia testuale che illustrativo, per raccontare la storia di quelle piccole cose che accadono durante la nostra vita e che passano via. E quelle piccole cose, probabilmente, neanche le ricorderemo.
Gli uccellini passano via. Basta girare il foglio di carta trasparente per vedere il piccolo volatile allontanarsi dalla mano. La Alemagna, sperimentatrice accanita, si diverte a regalarci l’esperienza caduca del momento che passa costringendoci a girare quella pagina dove l’uccello disegnato cambia posizione e si sovrappone a un’altra illustrazione. L’uccello, quindi, ha spiccato il volo per sempre. L’attimo è passato e di quell’attimo forse avremo soltano il ricordo.
Le ferite passano via. Il bambino ha sicuramente sperimentato su di sé le ferite alle ginocchia, le tante piccole cicatrici che l’intemperanza della sua giovane età gli ha regalato. Anche quelle se ne andranno, e neanche se le ricorderà. Ma ci sono ferite che forse non ha ancora sperimentato: sono i pensieri neri. Quei pensieri che nella mente di un adulto sono fagocitanti e totalizzanti. Ti riempiono la testa come uno scarabocchio oscuro e non ti permettono di pensare ad altro. Anche quelli, nella maggior parte dei casi, se ne andranno. Giri la pagina e quello scarabocchio andrà a comporre la scultura che l’uomo stava costruendo. Qui ci sarebbe da aprire una parentesi interminabile: il dolore e la depressione raffigurata diventa un’opera d’arte: l’uomo illustrato da Beatrice Alemagna rende il pensiero negativo qualcosa di

concreto e creativo. E’ un sottotesto difficile da far capire ad un bambino, ed è rivolto quindi al suo adulto lettore. Con una sola tavola Beatrice Alemagna arricchisce il libro di ulteriori livelli di lettura.
Tra le tante cose che passano, quindi, ci sono i denti da latte, le lacrime, i capelli scomparsi di una donna (chissà per quale motivo ci chiediamo, se fosse stato un uomo probabilmente non ce lo saremmo chiesti).
C’è la pioggia e c’è la paura che non ti fa dormire nel lettino. Ma anche quella una volta girata la pagina semitrasparente sparirà. E quell’ombra che sembra minacciosa si confonderà con la parete della camera.
Ma c’è una cosa che non passerà mai. L’autrice dedica l’ultima tavola all’abbraccio tra una bambina e sua madre. Non deve neanche specificare cosa sia. Basta la reiterazione della parola “mai” a farcelo capire.

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